Lions e Slow Food insieme

Lions e Slow Food insieme

robertacapanni in Food & Wine

Intervista a Carlin Petrini fondatore di Slow Food

di Enrico Baitone

I Lions italiani parteciperanno all’Expo 2015 in rappresentanza della società civile, affrontando, tra gli altri, il tema della ”salvaguardia della tradizione agroalimentare e dello sviluppo della biodiversità”. I Lions e Slow Food possono collaborare per difendere la sovranità alimentare dei popoli?

Il fenomeno del land grabbing, quella forma di neocolonialismo messo in atto da grandi multinazionali o da stati “affamati” di terra fertile che acquistano o espropriano, con la complicità di governi locali corrotti o inesistenti, enormi appezzamenti di terra africana per coltivare intensivamente poche specie per l’esportazione, è l’espressione più evidente di quanto la terra sia il punto da cui partire.

Da tutte queste considerazioni è nato il progetto dei mille orti in Africa, che vuole aiutare le piccole comunità contadine dell’Africa a riappropriarsi e a difendere la proprietà comune della terra e dei semi, permettendo alle giovani generazioni di ricevere il testimone della cultura materiale degli anziani, di non interrompere una catena che si è dipanata incessantemente nel corso dei millenni.

In questo contesto è nato il progetto e in questo contesto si sta sviluppando, anche con il preziosissimo aiuto dei Lions Club Italiani, che si sono impegnati a sostenere finanziariamente 200 dei mille orti. La strada è lunga, ma i risultati si vedono già e tornare indietro non è possibile. La sovranità alimentare di ciascuna comunità deve essere l’obiettivo finale, e se un orto da solo non può risolvere in toto tutti i problemi, di certo è un punto di partenza prezioso, una testa di ponte per ricostruire e salvaguardare un modello alternativo di socialità, di agricoltura, di economia. Per riconciliare l’uomo con la terra bisogna partire dalla terra e dai contadini, e agricoltura e cibo devono essere il centro di questa riscossa planetaria.

Il progetto Mille Orti per l’Africa impegna Slow Food ed i Lions locali alla difesa della biodiversità agroalimentare?

In un contesto in cui la genetica ha permesso di creare sementi su misura per l’industria alimentare, semi che sono diventati brevetti e proprietà privata di grandi multinazionali che speculano sulla fame di cibo e di energia che attanaglia il nostro mondo, in cui le risorse idriche vengono accaparrate sempre più in nome della legge del più forte, lasciando le piccole comunità prive delle più elementari risorse necessarie alla sopravvivenza, in cui si rischia di perdere le specificità dei territori in nome dell’omologazione, occorre un cambio radicale di paradigma.

Lo stesso cibo corre il rischio di diventare in tutto e per tutto una merce, il cui unico metro di valutazione è il prezzo di mercato, un mercato drogato da sussidi e sovvenzioni che sostengono per la maggior parte l’agroindustria. In molti paesi la sovranità alimentare è in pericolo, così come il diritto di coltivare il proprio cibo secondo le proprie preferenze, secondo le caratteristiche del proprio territorio e secondo il retaggio di millenni di storia.

Chi può garantire in loco la continuità nella coltivazione dei Mille Orti?

La rete mondiale di contadini, pescatori, artigiani, cuochi, allevatori, trasformatori che si riconoscono sotto i valori di Slow Food nasce nel 2004 e si chiama Terra Madre.

La scelta di questo nome è semplice quanto programmatica: è dalla terra che bisogna partire ed è la terra la grande madre che sola può nutrire i suoi figli. Parlare di terra oggi può sembrare, a un occhio superficiale, un esercizio dialettico superato, una questione di importanza secondaria di fronte a un’economia mondiale che sembra avere perso ogni contatto con la materialità contadina superando limiti che fino a mezzo secolo fa sembravano invalicabili.

Tutto questo può essere compreso e affrontato soltanto partendo dalla terra, ritornando alla terra. La terra che, a dispetto di una retorica da fine della storia, è e resta un bene primario insostituibile.

Ogni orto sostenuto dai Lions sarà intestato al finanziatore dell’opera e sarà facilmente individuabile con un cartello riportante il marchio LIONS e il nome del club o della persona che ha finanziato l’opera con il versamento di 950 euro. Inviate il vostro contributo alla Onlus “I Lions Italiani con i bambini nel bisogno” IBAN IT35 V020 0801 0270 0006 9999 999 specificando come causale: ORTI IN AFRICA …ed il primo seme è piantato.

 

 Carlin Petrini Slow Food e Baitone 1

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